Cercando di spiegare la mia pittura e la ragione di essa devo risalire alle motivazioni di base. Ho iniziato a dipingere con passione le opere di Norman Rockwell, spronato da mia moglie Valentina, con la quale condivido una grande ammirazione per l’artista Americano.
Dal 2000 al 2004 ho studiato e riprodotto moltissime opere del più grande illustratore del 900, che nella sua lunga e fruttuosa carriera dipinse più di 300 copertine per il Saturday Evening Post.
È “Il modernariato di Fritz”, progetto legato alla pittura e alla collezione. Ho realizzato Omaggi d’autore, che la gallerista Ada Egidio di Collezionando Gallery ha saputo proporre sul mercato dell’arte per quella ristretta fascia di originali amatori. Ma fu la stessa Ada a suggerirmi di lavorare in contemporanea alla ricerca di un mio genere di pittura che mi rappresentasse per l’idea e la tecnica.
La scintilla fu sicuramente quel quadro di Evaristo Baschenis, “Strumenti musicali 1675”. L’artista Bergamasco riconosciuto come l’ideatore della natura morta di soggetto musicale, mi illuminò per la sua eccelsa tecnica compositiva e pittorica, ma soprattutto per la scelta del tema. Non gli straordinari vasi di fiori, alla Mario dei Fiori, o le dettagliate tavole imbandite di frutta e di cacciagione, alla Jan Davidsz. De Heem, ma l’oggetto ritratto in un’unica composizione tematica.
Ecco l’idea, oggetti appartenuti al 900, assemblati come a raccontare una storia o semplicemente per riscoprire il suo originale utilizzo. Le composizioni sono a tema: oggetti, attrezzi, utensili, giocattoli.
Per anni avevo collezionato vecchi cappelli, piccoli monili e qualche mobile, acquistati in mercatini o da rigattieri in giro per l’Italia. Il periodo che preferivo e tuttora ricerco, va da fine 800 ai primi anni 50.
Era giunto il momento di dare uno scopo alla collezione, ridare a quegli oggetti la loro giusta ribalta, e farli riscoprire a chi li aveva utilizzati. Ma soprattutto presentarli alle nuove generazioni che, per merito o demerito di un fulmineo progresso, hanno visto relegare in soffitta manufatti appartenuti alla storia del costume.
Nasce così il progetto Collezioni di modernariato in pittura. È in questa fase di concepimento, che devo evidenziare l’incoraggiamento e l’aiuto di Francesco Tamburella che mi convinse inoltre a testare con successo le mie nuove opere all’Asta, Arte Moderna e Contemporanea presso la casa d’aste Antonina in Roma nel Marzo del 2009. Nella tecnica compositiva ho lavorato sfruttando la mia preparazione accademica da grafico e fotografo pubblicitario. Mentre per la pittura avevo bisogno di crescere, di lavorare accanto ad un Maestro che mi potesse insegnare la tecnica, vivere la “bottega”. Ho trovato tutto questo allo studio di una grande artista, la Maestra Elena Tommasi Ferroni. Nel cuore di Roma uno studio affacciato su palazzo Spada carico di fascino e cultura. La sua splendida pittura e la sua bravura nell’insegnare “l’arte” di dipingere mi hanno dato tanto stimolo e coraggio nell’affrontare il mio ambizioso progetto.
Per le opere ho scelto un filo conduttore: il triciclo, un giocattolo dell’infanzia che mi ha affascinato per la sua evoluzione nel Design segnando lo stile dall’800 ad oggi. Un ringraziamento speciale per avermi spronato nel progetto va sicuramente
Ora vi lascio scoprire i miei lavori con la speranza che possano farvi riscoprire emozioni o semplici sensazioni.
Fabrizio D’Ottavi